La parola sventura non è certo inusitata nel linguaggio del Manzoni: la si trova già nel Carmagnola, negl'Inni sacri, nell'Adelchi. Eppure colpisce come se glie l'udissimo usare per la prima volta a incontrarla in una lettera del 19-febbraio-1834, la sola dov'egli parli della scomparsa della prima moglie, Enrichetta Blondel, mortagli giusto il giorno del Natale 1833, e l'unica forse di tutto il suo epistolario in cui egli acconsenta a lasciarci intravedere qualcosa dei propri intimi affetti, e sia pure per un breve istante e come da dietro un'inferriata: " Mi pareva che dal sentimento dell'amore fosse agevole immaginare il sentimento della perdita; ma veggo ora che la sventura è una rivelazione tanto più nuova quanto è più grave e terribile ".
Nessun commento:
Posta un commento