mercoledì 7 aprile 2010

2006 – Sandro Veronesi – Caos Calmo

- Là! - dico.
Abbiamo appena fatto surf, io e Carlo. Surf: come vent'anni fa. Ci siamo fatti prestare le tavole da due pischelli e ci siamo buttati tra le onde alte, lunghe, così insolite nel Tirreno che ha bagnato tutta la nostra vita. Carlo più aggressivo e spericolato, ululante, tatuato, obsoleto, col capello lungo al vento e l'orecchino che sbrilluccicava al sole; io più prudente e stilista, più diligente e controllato, più mimetizzato, come sempre.

2005 – Maurizio Maggiani – Il viaggiatore notturno

Ascoltate, è ancora il tramonto sul colle dell'Assekrem. Giallo, ocra, azzurro, oltremare, carminio. Cielo, terra, montagne e valli. Tutto. Ma giù nelle gole c'è già il crepuscolo e la notte. Rosa, terra bruciata, viola, nero. Il nulla laggiù.

2004 – Ugo Riccarelli – Il dolore perfetto

Appena qualche attimo prima di morire, appoggiata al nocciòlo del giardino, l'Annina emerse dall'ombra in cui la sua mente si era nascosta da molti anni e, all'improvviso, in quei brevi istanti che la morte ancora le concesse, come se fosse in volo rivide la casa col pino e la Mena che pregava appoggiata a un angolo della madia, e di fronte alla Mena vide sua madre partorirla urlando di un dolore che le sembrò perfetto, e solo alla fine, quasi spiando, scorse la propria testa uscire da quel corpo rosso e gonfio dallo sforzo, e sentì per l'ultima volta l'odore di viole del suo fratello gemello che da dentro la pancia la spingeva nel mondo.

2003 – Melania G. Mazzucco – Vita

Questo luogo non è più un luogo, questo paesaggio non è più un paesaggio. Non c'è più un filo d'erba, non una spiga, un arbusto, una siepe di fichi d'India. Il capitano cerca con lo sguardo i limoni e gli aranci di cui gli parlava Vita - ma non vede neanche un albero. Tutto è bruciato. Incespica di continuo nelle buche delle granate, lo avviluppano cespugli di filo spinato. Ecco, qui dovrebbe esserci il pozzo - ma i pozzi sono avvelenati da quando ci hanno gettato dentro i cadaveri dei fucilieri scozzesi, caduti durante il primo assalto alla collina. O forse erano i tedeschi. O i civili. C'è odore di cenere, di petrolio, di morte.

2002 – Margaret Mazzantini – Non ti muovere

Non hai rispettato lo stop. Sei passata in volata con la tua giacca di finto lupo, gli auricolari del walkman pressati nelle orecchie. Aveva appena piovuto, e presto sarebbe tornato a piovere. Oltre le ultime fronde dei platani, oltre le antenne, gli storni affollavano la luce cinerea, folate di piume e garriti, chiazze nere che oscillavano, si sfioravano senza ferirsi, poi si aprivano, si sperdevano, prima di tornare a serrarsi in un altro volo.

2002 – Ermanno Rea – La dismissione

"L'espressione malinconica dei tuoi occhi, la tua aria tra rassegnata e distratta, i tuoi gesti molli... ecco un buon punto di partenza. Che cosa c'è dentro di te in questo inizio avanzato di millennio?" Bella domanda per cominciare un libro. Una grande desolata radura, che cos'altro potrebbe esserci? Quanto ai miei "immediati dintorni" (strano modo di alludere a mia moglie Rosaria), hai fatto bene a tirarli in ballo tra le prime quattro domande che mi hai sottoposto, "tanto per entrare in argomento".

2001 – Domenico Starnone – Via Gemito

Quando mio padre mi disse di aver picchiato mia madre una volta sola durante i ventitré anni del loro matrimonio, nemmeno gli risposi. Era parecchio che non obiettavo più niente ai suoi racconti pieni di avvenimenti, date e dettagli tutti inventati. Da ragazzo lo consideravo un bugiardo e mi vergognavo come se le sue bugie mi appartenessero. Ora, da grande, mi sembrava che non mentisse affatto. Credeva che le sue parole fossero in grado di rifare i fatti secondo i desideri o i rimorsi. Qualche giorno dopo, però, quella sua puntigliosa precisazione mi ritornò in mente.